Un teatro sommerso a Baia?


In principio era l'aerofotografia. Poi vennero i satelliti, e Google Earth. Oggi basta un clic per osservare dall'alto la superficie terrestre, e spesso anche per sbirciare sott'acqua. Si notano anomalie, strutture, si colgono dettagli interessanti. Di tanto in tanto, viene fuori anche qualche bella scoperta. Ma non tutte sono affidabili.
Chi ci segue ricorderà l'episodio, da noi riportato, del presunto 'scopritore' di una Miseno sommersa a Miliscola (trovate la notizia cliccando qui), approdato agli onori della cronaca grazie al Mattino di Napoli. Le strade, le piazze, gli assi viari fantasiosamente individuati dall'appassionato, altro non erano se non le consuete anomalie, presenti in moltissime foto di Google Earth, e per nulla riconducibili ad evidenze archeologiche.
Alla fine del 2009, era stato invece l'autorevole Herald de Paris a presentare (con le solite anomalie) una nuova città posata sul fondo del mare, stavolta nei Caraibi: si esortava addirittura a inviare fondi per consentire la ricerca. Il Corriere dell Sera riprendeva la notizia parlando di un'Atlantide d'Oltreoceano.
Il 13 gennaio scorso è stato invece il Corriere del Mezzogiorno a lanciare l'esaltante notizia di un teatro romano nelle acque di Baia. L'articolo, intitolato Baia, il satellite riscopre un teatro romano ha riscosso notevole interesse. La foto satellitare è effettivamente stupefacente e a prima vista la struttura sembra in tutto un teatro. Il giornalista arriva anche a definirne (senza citare fonti se non il generico passo di Tacito sulla villa di Cesare) la capienza, parlando di ben 5.000 spettatori: una cifra di tutto rispetto, se consideriamo che il teatro del Pausilypon, la villa che Publio Vedio Pollione, cavaliere romano dal carattere aspro e dalle ricchezze spropositate, si era fatto costruire sulla splendida collina di Posillipo, a Napoli, e che era poi passata tra i possedimenti di Augusto, ospitava 'appena' 2.000 persone.
Ma la struttura di Baia può davvero essere un teatro? E' vero che le coste flegree, interessate dal bradisismo che ha inabissato muri, case, ville, terme, sono una miniera inesauribile di sorprese, ma troppo spesso si dimentica che negli ultimi cinquant'anni molti studi sono stati condotti nell'area, ed esiste ormai una bibliografia importante e ricca di documentazione. L'intero settore antistante il Castello Aragonese di Baia è certo interessato da strutture sommerse, ma da molto tempo esse sono state riconosciute come la parte marittima di una delle varie ville della zona. Del resto, è facilissimo riconoscere nella foto i 'cubi', ossia le pilae, solidi piloni costruiti in acqua (come ricorda anche Vitruvio nel De Architectura) sfruttando le eccellenti doti della pozzolana, e destinati a formare moli e frangiflutti (ben noti in molte pitture dell'area vesuviana). Stupisce poi l'interpretazione della struttura come edificio scenico in considerazione delle quote (anche rispetto agli altri settori della città sommersa di Baia).
Per fugare ogni sospetto, e in attesa di un tuffo chiarificatore, ne parliamo con l'architetto Filomena Lucci, impegnata lungamente nella zona: <<L’avvistamento “superficiale” del teatro di Augusto è purtroppo un chiaro e documentato errore di interpretazione. Il manufatto di forma semianulare è una peschiera. Le villae maritimae di cui il litorale baiano è stupendamente affastellato sono tipicamente e schematicamente costituite da un settore di rappresentanza e privato e da una pars rustica cioè produttiva in cui il settore marittimo caratterizzava appunto le ville marittime rispetto a quelle propriamente rustiche di cui erano evidentemente prive. Le due parti erano separate e distinte sia planimetricamente che altimetricamente con uno o due soli punti di interferenza. Il manufatto avvistato dai googlenaumacos è appunto una peschiera semianulare cioè il cuore del settore marittimo. Una semplice e piacevole immersione confermerebbe ulteriormente ciò che archeologi e studiosi come Nicola Severino, Alessandra Benini ed Eduardo Scognamiglio hanno osservato,documentato e prodotto prima di me: cioè il manufatto è una peschiera dotata di tutti quegli accorgimenti necessarie alla sua funzione: condotti di ingresso dell’acqua marina: aestuaria, dai quali l’acqua entrava per poi superare dolcemente lo sbarramento delle cataratte in pietra o legno clatri che dotate di fori consentivano il costante ricambio d’acqua, ma non la fuga dei pesci. La funzione del manufatto è confermata dalla posizione leggermente spostata rispetto a quel settore marittimo di “accoglienza” con un piccolo approdo privato protetto dal sistema di pilae orientato secondo la migliore inclinazione.Non ultimo dato la quota_ profondità_ a cui il manufatto è posizionato che, in considerazione dei movimenti bradisismici, doveva trovarsi infatti leggermente sommerso".
Inutile precisare che scoperte come queste non fanno troppo bene all'immagine dell'archeologia subacquea, disciplina seria e scientifica, che fatica da sempre a scrollarsi l'etichetta di 'caccia al tesoro'; spiace vedere che notizie affascinanti ma quantomeno fantasiose riescano ad ottenere risonanza immediata su grandi organi di stampa, laddove la comunicazione di scoperte reali, importanti ma meno sensazionali, che avvengono tutti i giorni nelle centinaia di cantieri archeologici, trova molte più difficoltà.

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