Champagne da record per finanziare l'archeosub

Centosessantotto bottiglie di champagne della prima metà del XIX secolo: era questo il carico, forse inviato  da Luigi XVI di Francia alla Corte Imperiale di Russia, di una nave affondata nelle acque del Baltico tra il 1825 e il 1830 e ritrovata da subacquei svedesi durante la scorsa estate dinanzi alle isole dell'arcipelago finlandese di Aaland(qui la notizia del rinvenimento, dall'Independent). 
Per lo scopritore C. Elkstrom, e per i suoi compagni, la tentazione di bere un sorso di quello champagne "d'annata" era irresistibile; nonostante il tempo avesse ormai sottratto al vino gran parte delle sue bollicine, come ha dichiarato ai reporter Elkstrom, lo champagne era ancora "Fantastico...Aveva un sapore molto dolce, si poteva cogliere la quercia e un forte aroma di tabacco".
A novembre, dinanzi alle autorità di Aaland e a un incuriosito pubblico di giornalisti e appassionati, due bottiglie erano state stappate e assaggiate da esperti: un Juglar, marca ormai non più esistente, ancora "intenso e potente", a detta dell'enologo Richard Juhlin, e un Veuve Cliquot che sprigionava ancora "note di fiori di tiglio e scorze di limone".
Oggi le bottiglie sono state messe all'asta a partire da una base di 10.000 euro, e se per il Juglar si è raggiunto ben presto il prezzo di 24.000 euro la bottiglia, per un esemplare di Veuve Cliquot, un acquirente di Singapore è arrivato a spendere 30.000 euro, superando il prezzo record di una bottiglia di Dom Perignon del 1959 battuta all'asta a 28.700 euro. 

Con i proventi dell'asta, hanno dichiarato le autorità di Aaland, saranno promossi progetti di tutela dell'ambiente e di recupero della storia e delle tradizioni marittime delle isole, ma soprattutto si finanzieranno nuovi progetti di archeologia sottomarina. 

Commenti

  1. si deve comerciare con il patrimonio universale???, lascio la domanda aperta,...(obviamente legalmente no)

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  2. Ottima osservazione. In effetti, delle 168 bottiglie rinvenute nel relitto, solo 5 sono state conservate per i Musei (dunque per il pubblico); 2 sono state stappate davanti alla stampa, 1 è stata aperta dai sub al tempo della scoperta; le altre 160 sono andate all'asta (anche se a fin di bene, cioè per finanziare la ricerca). Lo scopo positivo della vendita, effettivamente, di per sé non giustificherebbe l'azione contraria ai principi di legislazione internazionale e in particolare alla Convenzione UNESCO...

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