Relitti e scoperte dal mare profondo delle Eolie

Dove la luce sparisce, e il silenzio regna sovrano, lontani dal campo d'azione di subacquei e saccheggiatori, a cento e più metri di profondità, esiste un patrimonio archeologico ancora tutto da scoprire. Recenti indagini svolte in Italia, nelle acque delle isole Pontine, dell'arcipelago Toscano e dei vari arcipelaghi siciliani, spesso grazie all'ausilio di fondazioni straniere, hanno mostrato quanto il paesaggio del mare profondo sia ancora inesplorato, e quanti relitti, con i loro carichi perfettamente conservati, giacciano ancora sui fondali, pronti per essere studiati e documentati. 

Da alcuni giorni si è conclusa una campagna di approfondimento nelle acque delle Eolie, laddove negli ultimi anni le indagini condotte da Soprintendenza del Mare e Aurora Trust avevano localizzato nuovi giacimenti finora inesplorati. In collaborazione con la GUE (Global Underwa
ter Explorers) e con il supporto della Brownie's Global Logistics, il personale della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, guidato da Sebastiano Tusa e Roberto La Rocca, con l'ausilio di Salvo Emma, ha stavolta
potuto indirizzare immersioni mirate in alto fondale, raccogliendo un'imponente quantità di immagini e dati da relitti sommersi a profondità comprese tra gli 80 e i 120 metri, in particolare nell'area della Secca di Capistello a Lipari, e nelle acque di Panarea.

A Capistello si è esplorata l’area del ben noto relitto già sondato in passato, e sfortunatamente già oggetto di saccheggi. Si è constatata la presenza di parte del carico scivolato più in profondità nonché di numerosi ceppi d’ancora in piombo (alcuni con le contromarre presenti). La presenza di un numero consistente di ancore ha confermato la caratteristica del sito come luogo di sosta ed ancoraggio lungo le rotte antiche che interessavano l’arcipelago eoliano. Nei dintorni della nave, di cui si conserva ancora parte della chiglia, a circa 120 metri di profondità sono stati individuati la base ed il fusto scanalato di un thymiaterion fittile. 

Nella medesima zona, ad una profondità di circa 80 metri, si sono trovate due anfore già imbracate insieme con una cima legata ad un pallone di sollevamento che dovette collassare impedendo il trafugamento delle stesse.

L’attività più consistente e di successo si è avuta esplorando approfonditamente il relitto di Panarea III, già identificato nel 2010 in seguito ad una campagna di rilevamenti a mezzo side scan sonar con la collaborazione della Fondazione Aurora Trust. Si è effettuata la fotogrammetria in 3D dell’intero carico di anfore, ed una accurata documentazione video fotografica ad alta definizione. Come si è potuto osservare, in immersione diretta e per mezzo di un batiscafo, il carico della nave era costituito per la maggior parte da anfore greco-italiche, accompagnate però da un buon numero di anfore puniche, accumulate verso quella che è sembrata essere la prua. Nella stessa zona del relitto si è constatata la presenza di una macina, di alcuni vasi cilindrici del tipo sombreros de copa (alcuni impilati uno dentro l’altro), di alcuni piatti cosiddetti da pesce, di altri piccoli piattelli e ciotole e di un thymiaterion rotto in due parti con la base modanata recante un’iscrizione in greco costituita da tre lettere (ΕΤΗ).  Parte del carico è stato recuperato.

La missione congiunta tra la Soprintendenza del Mare, la GUE e BGL è stata un successo sia perché si è aggiunta una documentazione preziosa per lo studio e la tutela dei relitti summenzionati, sia perché si sono recuperati oggetti di pregio che arricchiranno la già nutrita collezione archeologica subacquea del Museo Archeologico Eoliano L.Bernabò Brea di Lipari, sia per la dotazione di materiale documentario di grande efficacia visiva e didattica che sarà utilissima per realizzare prodotti multimediali finalizzati ad una delle attività strategiche della Soprintendenza del Mare: la diffusione della cultura e del rispetto del patrimonio culturale marino e delle immense valenze storico-culturali del mare siciliano nel mondo.

Dati i risultati estremamente soddisfacenti di questa campagna il Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa e il Presidente della GUE Jarrod Jablonski hanno deciso di proseguire la fruttuosa collaborazione anche il prossimo anno nel quadro di una convenzione stipulata sotto l’egida dell’Assessorato dei Beni culturali e l’Identità siciliana della Regione Siciliana. 


Si ringrazia la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana per i materiali forniti





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