Navigando sui muri. Un libro sui graffiti navali del Salento

Storie di marinai, di navi e di navigazioni tra il basso Adriatico e il Canale d'Otranto, lette attraverso lo studio dei graffiti navali incisi sulla nuda pietra. Questo, con stuzzicante sintesi, il contenuto del nuovo volume di Angelo Cossa, archeologo subacqueo "Navigando sui muri. I graffiti navali del Salento (XII-XVIII secolo)", appena pubblicato e già disponibile nelle migliori librerie (questo il link per ordinarlo direttamente dall'editore, al prezzo di 14 euro -invece di 18).

Un lavoro ricco e a lungo atteso da chi ha avuto modo di seguirne gli step preparatori attraverso le varie presentazioni a convegni e incontri di studi, una utilissima rassegna dei graffiti navali sin dall’Antichità, che passa a proporci i temi generali di carattere storico, che spaziano dalle dinamiche dei rapporti di potere nel Mediterraneo tra Medioevo ed età moderna, alle tecniche di navigazione, all’organizzazione degli arsenali, secondo la posizione di F. D'Andria, nella presentazione.

Poche sono le navi di età medievale e dei secoli successivi che si sono conservate, pochissime quelle militari, rispetto al pulviscolo di presenze di navi mercantili con carichi di ceramiche, anfore, pietre, metalli cristallizzate sui fondali. Onore al merito dunque, per chi, con dedizione raccoglie e fa parlare altre fonti e altri segni, per esempio incisi sulla pietra, a volte criptici e per questo sfidanti, che sommessamente suggeriscono dettagli costruttivi, modi dell’andar per mare, vite spese tra acqua e terra, battaglie e traffici di merci esotiche e favolose, [...] Angelo Cossa ha profuso grande impegno nel dare voce ai tanti segni che rappresentano navi, al primo nucleo di un corpus dei graffiti a carattere navale del Salento, che mancava nonostante il cospicuo numero di evidenze ancora visibili. [...] 
 
Le raffigurazioni graffite relative a navigazioni e, verosimilmente, anche a scenari militari, sono testimonianza evidente della vocazione marittima della regione in età medievale e post-medievale, del suo coinvolgimento, a volte tragico, negli scenari presidiati dalle due potenze egemoni di questo periodo, Impero Ottomano e Repubblica di Venezia. Il canale d’Otranto rimane, come in età antica, il gate di accesso all’Adriatico, ai Balcani, all’Europa continentale, stoma tou porthmou, os vadi, la bocca del golfo (golfo di Venezia, nei secoli di cui stiamo parlando), punto nevralgico sia di commerci che di conflitti. Le tante motivazioni di questi graffiti – testimonianze di fede, ex-voto, auspici di buona navigazione, sfoggio di competenze nautiche, nostalgie di contadini-marinai o ricordi di galeotti – evocano complessi scenari geopolitici e seppur scarnificate e tradotte in solchi sulla pietra nuda, rappresentano la manifestazione, da parte delle comunità, di sentimenti di paura e speranza in un mondo che attraversava profonde trasformazioni. 
Queste invece le parole di Rita Auriemma, docente di archeologia subacquea presso l'Università del Salento, nell'introduzione all'opera.

Si configura, dunque, il lavoro di Cossa come un prezioso strumento per lo studio di una categoria di testimonianze spesso trascurate, ma certamente utili per gettar luce su aspetti meno noti della storia, della vita e della cultura marittima salentina. L'auspicio è che quest'opera possa servire d'ispirazione per un'edizione ragionata e scientifica delle tante testimonianze simili presenti lungo gli oltre 7000 km di coste italiane. Ci sarebbe certamente ancora tanto da scoprire. 
 





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